La lampada a sospensione TONDA gioca con la forza di gravità e affascina per il suo stato di equilibrio apparentemente illogico: il sostegno è disassato eppure sostiene la sfera, grazie al contrappeso dato dal tubo di metallo colorato e piegato.
È la gravità sfidata, negata e infine spiegata da un gesto progettuale leggero come un gioco ma allo stesso tempo rigoroso come un teorema. Stilisticamente, TONDA nasce nel presente ma richiama il passato in un’elegante rilettura delle esperienze del Design Italiano tra gli Anni ’60 e ’70.Premiata
con l’Interior Design’s 2022
Best
of Year Award per la categoria luci a sospensione, TONDA è un
centerpiece scultoreo pensata per dialogare con gli interior
contemporanei. Disponibile in due dimensioni, è caratterizzata da
una struttura metallica bianca, arancione o titanio dallo sviluppo
sinuoso e geometrico che abbraccia e accoglie la sfera del diffusore
in vetro opale soffiato a bocca in appoggio libero sulla montatura.
Frutto della trentennale collaborazione con Ferruccio
Laviani, TONDA è una lampada a sospensione a luce diffusa, dinamica
nella sua essenza che gioca tra baricentro ed equilibrio;
sofisticata e discreta nel carattere e in quella dichiarata
ispirazione che ci riporta agli anni Settanta senza retorica e senza
perdere il carattere contemporaneo.
Per capire TONDA - che ha un nome semplice ma evocativo e una presenza complessa - è necessario girarci intorno. Solo così si coglie il sofisticato gioco di equilibri e bilanciamenti tra la sfera illuminata e il supporto in metallo che la abbraccia senza chiuderla, a cui è appoggiata ma non fissata.
Nuovo evergreen: per progettarla, Laviani ha attinto dalla memoria, attualizzandola. TONDA nasce infatti mescolando suggestioni ispirate al design radicale degli Anni ’60 e ’70 che, stupendo, stimolava pensieri - e al Good Design - che accarezzava il sogno di un equilibrio perfetto tra forma e funzione. Il risultato è un oggetto colto ma anche universalmente apprezzabile, sofisticato e pop allo stesso tempo.
Una scultura luminosa che non è mai uguale a sé stessa, nemmeno nella qualità della luce emessa dal diffusore soffiato a bocca e sfumato (dal bianco verso l’alto al trasparente verso il basso). Una luce guidata dalla sensibile maestria di un essere umano e non dalla fredda precisione di una macchina. Il processo di lavorazione del vetro sfumato è complesso: è il maestro vetraio che coglie l’esatta combinazione e fusione di bianco e trasparente per ottenere la sfumatura. È per questo che ogni vetro è unico, e il passaggio tra i due colori varia leggermente da pezzo a pezzo, conferendo così al prodotto un alto valore artigianale.
Per maggiori informazioni: www.foscarini.com